Il Manuale dell'uomo o della donna vagante è:

martedì, giugno 10, 2008

S.I.F. ( Born in the Usa )


Caldo.
Faceva un caldo terribile, quell'afa tremenda che si di solito si soffre nelle città di pianura, quando tutto è fermo e silenzioso e persino gli animali non hanno la forza di muoversi.
C'era esattamente un bollore d'inferno, che brucia tanto da far sembrare che l'intero mondo vada a fuoco, sciogliendosi con un tremore.
Il sergente T. credeva di soffocare.
Tanto più che le strumentazioni e tutto l'impianto scottavano come se qualcuno ci avesse acceso un falò sotto.
- Buon Dio... -
Mormorò mentre si slacciava i bottoni della camicia fradicia.
Si era già stravaccato sul sedile, allungando le gambe sul piano dei comandi e facendosi aria con una delle tante carte nautiche che c'erano in cabina.
Ma sembrava non bastasse. 
Il sudore gli imperlava il volto sbarbato, gli colava sulla pelle sotto i vestiti, scendendo inesorabile in una miriade di goccioline. 
Aveva la fastidiosa sensazione di essere immerso in una vasca di liquame, e più si muoveva per tentare di trovare sollievo e liberarsene, più il viscidume lo soffocava.
- Cazzo..-
La porta metallica della cabina si spalancò con un tonfo.
- Come andiamo? -
Il sergente T. si rimise seduto in un lampo.
- Ancora niente di nuovo comandante. Sto cercando di mettermi in contatto con qualcuno..ma sembra che il mare sia deserto....-
Silenzio...
il comandante si asciugò la fronte con un fazzoletto di stoffa grigia, che un tempo doveva essere stato di un luminoso azzurro cielo.
- Continui a cercare...non voglio crepare qui sotto. -
Disse con un tono secco, prima di uscire chiudendosi la porta alle spalle. 
Il sergente T. riprese a respirare..per un momento gli era sembrato che il cuore gli fosse saltato al collo.
In un'occasione normale l'esser stato trovato in una posa tanto poco marziale gli sarebbe costato qualche giorno di consegna.
Ma..in quella precisa circostanza....bè...quando un sottomarino si trova incagliato sotto le profondità marine non si bada tanto a certe cose..il sergente T. era sicuro che il comandante avrebbe lasciato correre.
Provò ancora a lanciare l'sos.

Nessuna risposta.

Sembrava proprio che si dovesse morire tutti lì quel giorno.
Quarantacinque anime destinate ad andare al creatore in un colpo solo, morti per asfissia dentro una scatola di metallo incastrata sotto l'oceano.
- Che ridere...sembra una barzelletta. Qualcuno si farà di certo delle grosse risate. -
Sussurrò il sergente T.
In fondo non gli dispiaceva crepare, si diceva. 
Che cavolo stava lasciando?
Una moglie che non amava, un vecchio che ormai era solo di peso e quattro marmocchi puzzolenti che faceva fatica a mantenere e che comunque non vedeva quasi mai.
Ma come cazzo era potuto succedere che la sua vita fosse andata così tanto in merda...
da piccolo sognava di viaggiare e di scrivere.
Si...voleva fare lo scrittore.
A quel pensiero il sergente T. sorrise.
Per un istante alzò lo sguardo davanti a sè...il pannello segnalatore d'aria gli rimandò il suo riflesso.
Il sergente T. vide un uomo sulla trentina, con i capelli rossi scompigliati e appiccicati sulla fronte.
Lesse un'espressione strana nei suoi occhi verdi...paura forse, ironia e disprezzo più che altro.
Cazzo...pensare che sua madre una volta gli a
veva persino regalato una bellissima penna stilografica, di quelle che usano solo i più grandi scrittori gli aveva detto, e lui era felicissimo, un bambino dai capelli rossi che rideva ebete stringendo fra le dita quella sua piccola chiave per un mondo magico e segreto.
Come era potuto succedere che si ritrovasse a trent'anni imbarcato in un sottomarino che andava all'inferno?
Scosse la testa.
- C'est la vie, come dicono in Europa....-
Sussurrò passandosi le mani fra i capelli.
Osservò il quadrante dell'aria: ancora dieci minuti d'aria, poi.........bè.......poi sarebbero morti.
Il sergente T. cominciò a sentirsi un po' a disagio sulla sedia.
Appoggiò entrambe le gambe a terra e si sedette diritto.
Forse un pochino....forse un po' gli dispiaceva andarsene da questo mondo.
Gli sembrò che il sudore scendesse più velocemente ora.
- Ma che m'importa....sempre meglio Lucifero che questo schifo qui...-
Non aveva neppure dato un bacio a sua moglie quando era partito l'ultima volta...avevano litigato..per i soldi che non bastavano mai, per Mike (il più grande ) che faceva sempre a botte con i compagni e per Susy che aveva quasi smesso di aprir bocca...insomma...lui e Sarah ( sua moglie) non si erano neppure salutati bene...
Guardò meglio il quadrante...cinque minuti. 
Quasi senza accorgersene graffiò il vetro con l'unghia, nel tentativo di spostare un po' più sù quella fottuta lancetta.
Dalla sua bocca uscì una risata isterica.
Si alzò, tirò un calcio alla sedia, che cadde a terra con un colpo.
Il sergente T. ansimava.
No cazzo non voleva andarsene così, non in quel modo fottutamente da romanzo cazzo.
Tre minuti.
Dio ti prego, giuro che non toccherò più un bicchiere di birra, mai più, non andrò neppure più da Annie, non la vedrò più.
Bè ok forse Annie me la tengo, ma prometto che porterò di più i bambini a giocare al parco, e il vecchio a divertirsi un po'...
Due minuti.
Il caldo si faceva sempre più denso...l'aria sembrava sfuggire dalla cabina...il sergente T. prese a gesticolare convulsamente verso il soffitto, quasi volesse afferrare gli ultimi atomi di ossigeno, per incollarseli ai polmoni vuoti....
Ok CAZZO NON VEDRò PIù NEPPURE ANNIE!!!
Gridò, disperato.
Ormai la lancetta dell'indicatore di ossigeno scandiva i secondi...tic tic tic tic tic tic tic tic.......
meno trenta secondi.
Il sergente si buttò a terra, in lacrime, stringendosi le mani sulla viso...no no no..frignava, ciondolante.
Meno venti secondi.
Aprì la bocca......
meno dieci...nove....otto....sette.....
sentì la testa estremamente leggera, intorno a lui gli oggetti, la sedia a terra, il quadro comandi...tutto sembrava così lontano ora...
sei...cinque...quattro...tre...
e  quella penna stilografica....quanto cazzo era bella quella maledetta penna....e sua madre che sorrideva e lui che si macchiava d'inchiostro...e popolava i suoi sogni con i pirati dei Caraibi e delle belle donne dell'Africa....
due...uno...
eppure gli sembrava di sentirlo ancora quel profumo....era così bella....
zero.



Lo sportello si aprì scorrendo, il signor T. uscì fuori dalla cabina tutto sorridente.
Intorno a lui il luna park era una festa di luci e colori, sua moglie e le sue due figlie lo aspettavano sorridenti vicino al banco dei gelati.
- Cara questa giostra la devi as-so-lu-ta-men-te provare. Geniale. Mai visto nulla di simile. -
Disse il signor T. a sua moglie, che lo guardava affettuosa.
- Certo caro, se dici che vale la pena....non ho ben capito di cosa si tratta, ma se dici che è bella...-
- Si chiama S.I.F. amore, un gioco tutto nuovo. é un Simulatore Istanti Fatali....credimi è tutto estremamente realistico...mi è sembrato davvero di morire....un'esperienza da fare. -
Spiegò sorridendo.
- Sei proprio un bambinone...-
Disse la signora T. mentre si allontanavano dal luna park, diretti felici verso la macchina.



( Miss Credenza&Miss Antropa)



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